Non ho la più pallida idea di quando
il popolo italiano sarà chiamato alle urne per eleggere il nuovo
Parlamento. La logica suggerirebbe che ciò avverrà al termine della
legislatura ma la politica nostrana ha sempre saputo stupire in
questo genere di cose. In altre, per la verità, è così
terribilmente uguale a se stessa. Comunque, un giorno, il cittadino
tornerà ad esprimere una preferenza apponendo la fatidica X sul
simbolo di un Partito. Quel fatidico giorno, non è da escludere, i
possibili protagonisti del proscenio e della ribalta saranno... loro.
Da destra a sinistra, nell'ipotetica
foto di gruppo, ci sono: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio
Berlusconi, Angelino Alfano, Matteo Renzi, Beppe Grillo, Maurizio
Landini e poi uno stuolo di comprimari che è difficile ipotizzare se
e come potranno infastidire i cosiddetti big. Mi riferisco ad Antonio
Ingroia, Corrado Passera e chissà chi altri. Chi vincerà le
prossime elezioni, ovviamente, si può solo ipotizzare. Ciò che è
certo è il tipo di politica e di elettorato cui i candidati si
rivolgono.
Matteo
Salvini ha incentrato il suo messaggio alla nazione sulla
lotta contro l'Euro, contrasto all'immigrazione perlopiù africana,
la sicurezza pubblica. Nello specifico, però, l'operazione del
leader leghista è più opportunista. La svolta è stata l'apertura
all'estrema destra, quella di Casa Pound, per intenderci, della Le
Pen. L'operazione è intelligente perché permette a Salvini di
ottenere alcuni facili risultati. Invade il campo di altri suoi
rivali (in primis, la Meloni), ha un messaggio che nel sud Italia può
essere ascoltato (prima, la Lega non si presentava neppure “al di
sotto del Po”), lascia spazio al centro per Berlusconi (che è il
maggiore dei suoi alleati e che è l'unico nella coalizione che può
combattere il Premier per strappargli il voto dei centristi), sul
piano della ribellione al sistema può “imbarazzare” Grillo (che
ha affermato che il M5S arginava la deriva fascista dell'elettorato
“inalberato”).
Maurizio
Landini, a dire tutta la verità, non ha ancora detto se si
presenterà alle prossime elezioni ed in quali vesti lo farà ma sono
convinto che ci sia spazio politico a sinistra (SEL, RC ed altri) e
il Segretario della Fiom può finalmente portare la barra a dritta
partendo dal lavoro e dai lavoratori. Vista la situazione di
precariato e di disagio sociale delle classi più deboli della
cittadinanza risulta chiaro che presto o tardi una figura come la sua
avrà uno spazio sempre più ampio.
Giorgia
Meloni è brava, a livello comunicativo, ci sa fare, ma i
sondaggi sembrano dire che più che puntare ad una leadership a
destra per raccogliere l'eredità di Gianfranco Fini e contrastare
Salvini l'esponente di Fratelli d'Italia si presenti quale sostituta
di Alessandra Mussolini. Staremo a vedere se le cose cambieranno in
futuro.
Beppe
Grillo è un'incognita. Il suo Movimento appare ingessato e
incapace di proporsi quale unica alternativa credibile per gli
scontenti. Non è difficile pensare che una buona parte dei voti
“persi” tra il febbraio 2013 ed oggi siano andati a chi offriva
percorsi politici più sicuri (Renzi) o battaglie ideologiche su temi
più chiari e martellanti (Salvini). Tuttavia, siccome il M5S è la
più ampia alternativa al Patto del Nazzareno ed ai suoi fratelli è
comunque un soggetto politico che alle prossime elezioni può
sorprendere (nel bene come nel male).
Angelino
Alfano sta a Berlusconi (o a Renzi) come Mastella stava a
Prodi. La sua importanza politica nel Governo è relativa. La forza
dell'NCD non è data dall'esiguo numero di parlamentari che ha bensì
dal Partito al quale li ha sottratti: Forza Italia. E' su questo
fondamento che Renzi gioca la sua permanenza al Governo. Il
cuscinetto di destra raccoglie i transfughi forzisti e quello di
sinistra gli epurati pentastellati ed eventualmente (ma l'ipotesi
appare remota) la sinistra interna PD se Civati o Cuperlo dovessero
pensare ad uno strappo. Per queste ragioni non credo che Alfano avrà
un ruolo importante alle prossime elezioni. La sua importanza si
rivela in Parlamento, non nelle urne. Mi rimane il dubbio che il
litigio tra Alfano e Berlusconi non sia reale e che, al momento
giusto, il leader del NCD possa staccare la spina al Governo tra la
sorpresa generale.
Silvio
Berlusconi tornerà a svolgere il ruolo che gli riesce meglio
e cioè quello di imbonitore e di “animale da palcoscenico
elettorale”. Molti credono che sia invecchiato e che non sarà più
in grado di riconquistare gli spazi di un tempo. Gli italiani si sono
disaffezionati a lui e il Partito-azienda, proprio perché tale, non
ha prodotto, e forse non lo produrrà mai, un suo successore.
Rimangono le televisioni e i giornali. Lì, la mano di Renzi è
sembrata più dare carezze che tagliar teste come il boia dell'ISIS.
Anche per questo motivo, con il conflitto d'interessi che aumenta
(Raiway), lo scenario futuro di Berlusconi ha ancora dei margini per
dare fastidio al Premier o pianificare un nuovo Patto dell'Alleanza.
Matteo
Renzi si è fatto portatore di un messaggio politico che
premia nei sondaggi. Calcando le gesta di Tony Blair e copiandone
punto per punto le mosse politiche ha invaso il terreno
dell'avversario-rivale con un'offerta di contenuti convincente. In
pratica, il segretario del PD ha attuato delle riforme che ricalcano
quasi tutto il programma del contratto per gli italiani che ha
reso celebre il suo antagonista. E' pur vero che il silenzio e
l'inerzia dei propri avversari è stato determinante ma non sarebbe
giusto sminuire il risultato ottenuto affermando che il Premier non è
stato abile nel fare le scelte giuste al momento giusto. Qualunque
cosa succeda da qui al momento delle elezioni, Matteo Renzi sarà
indubbiamente protagonista avendo conquistato l'elettorato italiano
più numeroso e cioè quello orfano della balena bianca, la tanto
detestata e combattuta Democrazia Cristiana del passato. Con
l'avvicendamento di Letta e del suo Governo si è fatto anche una
nomea di leader che non guarda in faccia nessuno e che nella
battaglia politica non fa prigionieri. Gli italiani, si sa,
non amano i perdenti e salgono più che volentieri sul carro del
vincitore e Matteo ha la stimmate del vincente.
Il vero
trionfatore delle prossime elezioni, però, temo sarà un
altro. Esistono ancora altri leader e possibili sorprese ma nessuno,
al momento, sembra dare garanzie sufficienti di successo, per fare
quel boom che tanto fece discutere 2 anni fa. Senza tema di
smentita posso qui affermare che nel segreto dell'urna uno solo
convincerà la maggioranza degli italiani: si chiama Astensione. Ha
il più grande Partito italiano e la maggior diffusione sul
territorio. Non ha bisogno di mezzi d'informazione (anzi, utilizza al
meglio quelli degli altri) e continua ad accrescere le fila dei suoi
fan, stanchi delle bugie e delle promesse a vuoto dei propri
beniamini. Lo chiamano populista e demagogico ma si dimostra forte e
longevo, a tratti l'unico in grado di rispondere con uno schiaffo a
questa Europa teutonica ingiusta, cinica e baro. Quando in un Paese
vince Astensione, in genere, la classe politica si interroga e
produce degli anticorpi capaci di generare dei candidati e delle
offerte per sanare la disaffezione e l'impegno civile. Siamo,
tuttavia, in Italia ed i problemi non vengono risolti ma migliorati.
Il futuro elettorale, quindi, troverà ancora molto spazio per questo
leader e le sue lusinghe convinceranno ancora parecchi italiani. Del
resto, Astensione si trova ad un livello che precede... ma questa è
un'altra storia.
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