sabato 14 marzo 2015

Renzi e Bugia


Non ho la più pallida idea di quando il popolo italiano sarà chiamato alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. La logica suggerirebbe che ciò avverrà al termine della legislatura ma la politica nostrana ha sempre saputo stupire in questo genere di cose. In altre, per la verità, è così terribilmente uguale a se stessa. Comunque, un giorno, il cittadino tornerà ad esprimere una preferenza apponendo la fatidica X sul simbolo di un Partito. Quel fatidico giorno, non è da escludere, i possibili protagonisti del proscenio e della ribalta saranno... loro.
Da destra a sinistra, nell'ipotetica foto di gruppo, ci sono: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Matteo Renzi, Beppe Grillo, Maurizio Landini e poi uno stuolo di comprimari che è difficile ipotizzare se e come potranno infastidire i cosiddetti big. Mi riferisco ad Antonio Ingroia, Corrado Passera e chissà chi altri. Chi vincerà le prossime elezioni, ovviamente, si può solo ipotizzare. Ciò che è certo è il tipo di politica e di elettorato cui i candidati si rivolgono.
Matteo Salvini ha incentrato il suo messaggio alla nazione sulla lotta contro l'Euro, contrasto all'immigrazione perlopiù africana, la sicurezza pubblica. Nello specifico, però, l'operazione del leader leghista è più opportunista. La svolta è stata l'apertura all'estrema destra, quella di Casa Pound, per intenderci, della Le Pen. L'operazione è intelligente perché permette a Salvini di ottenere alcuni facili risultati. Invade il campo di altri suoi rivali (in primis, la Meloni), ha un messaggio che nel sud Italia può essere ascoltato (prima, la Lega non si presentava neppure “al di sotto del Po”), lascia spazio al centro per Berlusconi (che è il maggiore dei suoi alleati e che è l'unico nella coalizione che può combattere il Premier per strappargli il voto dei centristi), sul piano della ribellione al sistema può “imbarazzare” Grillo (che ha affermato che il M5S arginava la deriva fascista dell'elettorato “inalberato”).
Maurizio Landini, a dire tutta la verità, non ha ancora detto se si presenterà alle prossime elezioni ed in quali vesti lo farà ma sono convinto che ci sia spazio politico a sinistra (SEL, RC ed altri) e il Segretario della Fiom può finalmente portare la barra a dritta partendo dal lavoro e dai lavoratori. Vista la situazione di precariato e di disagio sociale delle classi più deboli della cittadinanza risulta chiaro che presto o tardi una figura come la sua avrà uno spazio sempre più ampio.
Giorgia Meloni è brava, a livello comunicativo, ci sa fare, ma i sondaggi sembrano dire che più che puntare ad una leadership a destra per raccogliere l'eredità di Gianfranco Fini e contrastare Salvini l'esponente di Fratelli d'Italia si presenti quale sostituta di Alessandra Mussolini. Staremo a vedere se le cose cambieranno in futuro.
Beppe Grillo è un'incognita. Il suo Movimento appare ingessato e incapace di proporsi quale unica alternativa credibile per gli scontenti. Non è difficile pensare che una buona parte dei voti “persi” tra il febbraio 2013 ed oggi siano andati a chi offriva percorsi politici più sicuri (Renzi) o battaglie ideologiche su temi più chiari e martellanti (Salvini). Tuttavia, siccome il M5S è la più ampia alternativa al Patto del Nazzareno ed ai suoi fratelli è comunque un soggetto politico che alle prossime elezioni può sorprendere (nel bene come nel male).
Angelino Alfano sta a Berlusconi (o a Renzi) come Mastella stava a Prodi. La sua importanza politica nel Governo è relativa. La forza dell'NCD non è data dall'esiguo numero di parlamentari che ha bensì dal Partito al quale li ha sottratti: Forza Italia. E' su questo fondamento che Renzi gioca la sua permanenza al Governo. Il cuscinetto di destra raccoglie i transfughi forzisti e quello di sinistra gli epurati pentastellati ed eventualmente (ma l'ipotesi appare remota) la sinistra interna PD se Civati o Cuperlo dovessero pensare ad uno strappo. Per queste ragioni non credo che Alfano avrà un ruolo importante alle prossime elezioni. La sua importanza si rivela in Parlamento, non nelle urne. Mi rimane il dubbio che il litigio tra Alfano e Berlusconi non sia reale e che, al momento giusto, il leader del NCD possa staccare la spina al Governo tra la sorpresa generale.
Silvio Berlusconi tornerà a svolgere il ruolo che gli riesce meglio e cioè quello di imbonitore e di “animale da palcoscenico elettorale”. Molti credono che sia invecchiato e che non sarà più in grado di riconquistare gli spazi di un tempo. Gli italiani si sono disaffezionati a lui e il Partito-azienda, proprio perché tale, non ha prodotto, e forse non lo produrrà mai, un suo successore. Rimangono le televisioni e i giornali. Lì, la mano di Renzi è sembrata più dare carezze che tagliar teste come il boia dell'ISIS. Anche per questo motivo, con il conflitto d'interessi che aumenta (Raiway), lo scenario futuro di Berlusconi ha ancora dei margini per dare fastidio al Premier o pianificare un nuovo Patto dell'Alleanza.
Matteo Renzi si è fatto portatore di un messaggio politico che premia nei sondaggi. Calcando le gesta di Tony Blair e copiandone punto per punto le mosse politiche ha invaso il terreno dell'avversario-rivale con un'offerta di contenuti convincente. In pratica, il segretario del PD ha attuato delle riforme che ricalcano quasi tutto il programma del contratto per gli italiani che ha reso celebre il suo antagonista. E' pur vero che il silenzio e l'inerzia dei propri avversari è stato determinante ma non sarebbe giusto sminuire il risultato ottenuto affermando che il Premier non è stato abile nel fare le scelte giuste al momento giusto. Qualunque cosa succeda da qui al momento delle elezioni, Matteo Renzi sarà indubbiamente protagonista avendo conquistato l'elettorato italiano più numeroso e cioè quello orfano della balena bianca, la tanto detestata e combattuta Democrazia Cristiana del passato. Con l'avvicendamento di Letta e del suo Governo si è fatto anche una nomea di leader che non guarda in faccia nessuno e che nella battaglia politica non fa prigionieri. Gli italiani, si sa, non amano i perdenti e salgono più che volentieri sul carro del vincitore e Matteo ha la stimmate del vincente.

Il vero trionfatore delle prossime elezioni, però, temo sarà un altro. Esistono ancora altri leader e possibili sorprese ma nessuno, al momento, sembra dare garanzie sufficienti di successo, per fare quel boom che tanto fece discutere 2 anni fa. Senza tema di smentita posso qui affermare che nel segreto dell'urna uno solo convincerà la maggioranza degli italiani: si chiama Astensione. Ha il più grande Partito italiano e la maggior diffusione sul territorio. Non ha bisogno di mezzi d'informazione (anzi, utilizza al meglio quelli degli altri) e continua ad accrescere le fila dei suoi fan, stanchi delle bugie e delle promesse a vuoto dei propri beniamini. Lo chiamano populista e demagogico ma si dimostra forte e longevo, a tratti l'unico in grado di rispondere con uno schiaffo a questa Europa teutonica ingiusta, cinica e baro. Quando in un Paese vince Astensione, in genere, la classe politica si interroga e produce degli anticorpi capaci di generare dei candidati e delle offerte per sanare la disaffezione e l'impegno civile. Siamo, tuttavia, in Italia ed i problemi non vengono risolti ma migliorati. Il futuro elettorale, quindi, troverà ancora molto spazio per questo leader e le sue lusinghe convinceranno ancora parecchi italiani. Del resto, Astensione si trova ad un livello che precede... ma questa è un'altra storia.

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