I risultati
definitivi sulle elezioni regionali spengono definitivamente i
riflettori della curiosità generale degli italiani e accendono
quelli delle polemiche e della dietrologia. Tutti hanno vinto e
nessuno ammette di aver perso alcunché. Si sa. Questo modo di fare,
di essere, di pensare, diciamolo pure... è molto italiota
(neologismo nato dalla fusione della parola “italiano” con
“...omissis...”). Ha vinto il PD che, per bocca del suo
Segretario (nonché Presidente del Consiglio in carica e principale
artefice, nel bene e nel male, del numero di voti del suo Partito),
si augurava di arrivare ad un sostanziale 4 contro 3 nel computo del
duello con gli eterni rivali (???) del PDL. Da questo risultato
sperato si è giunti ad un 5 a 2 che è decisamente più apprezzabile
e lusinghiero. Poco importano le polemiche sulla sinistra civatiana,
sugli impresentabili e la lista bindiana, sul vento (o Veneto) del
Nord-Est. Il Partito di Renzi (il decisionista, l'uomo forte che
mancava all'Italia, il riformista che non faceva prigionieri) scende
dal famoso 41% ottenuto alle ultime elezioni europee di 8-15 punti
percentuale e siccome Tutto bene, dunque? Sembrerebbe di no ma una
pacca sulla spalla di incoraggiamento non la si nega a nessuno: “stai
sereno, Matteo”. Cambiamo sponda e vediamo che succede da altre
parti. Il PDL, come scritto, conquista 2 Regioni importanti seppur
per motivi differenti. La prima e la Liguria, storica roccaforte di
Sinistra, dove riesce a vincere un candidato fedelissimo
berlusconiano che non è neppure ligure (un giornalista viareggino
laureato all'Università Statale di Milano e che ha vissuto
professionalmente sempre in Mediaset. Che smacco...). La seconda è
il Veneto, Regione dove la Lega Nord ha subito l'affronto della
scissione di Tosi passato ad appoggiare l'NCD di Alfano. Ebbene, Toti
ha vinto in Liguria e Zaia in Veneto. I due risultati sono pesanti, è
fuori di dubbio. La Lega Nord fa sfracelli da Roma in su e surclassa
i partner della coalizione in ogni seggio in cui si sono presentati in coppia.
Chi criticava Salvini ora si morderà la lingua. Tuttavia, neppure al
leader del Carroccio fa comodo avere nella coalizione un PDL così
poco incisivo. Tutto bene, dunque? Andiamo oltre. Il M5S si ripropone
come 2° Partito più votato in tutti i luoghi in cui si è andati
alle urne. Alla luce di quanto permetterebbe la nuova Legge
elettorale (l'Italicum) la speranza dei grillini è quello di
strappare ai piddini la leadership ed andare al Governo con i propri
soli voti (senza alcuna alleanza e coalizione). Le percentuali
ottenute, però, sono vicine a quelle del 2013 (25,5) che già una
volta non gli consentirono di andare a Palazzo Chigi ma per
raggiungere l'obiettivo voluto occorre onestamente fare di più.
Tutto bene, dunque? Andiamo oltre. Chi ha vinto le elezioni
diventando ancora una volta il più amato e seguito movimento
elettorale nel Belpaese? C'è chi lo chiama il Movimento dei Gufi. Io
lo chiamo Astensione. Metà degli aventi diritto al voto è stata a
casa o, comunque, ha boicottato le urne. Tutti i Partiti hanno detto
la loro su questo crollo delle affluenze. Io so soltanto una cosa.
Chi non è andato a votare non lo ha fatto perché aveva deciso di
entrare all'EXPO proprio domenica. Meditate, gente... meditate.